sabato 30 gennaio 2016

LA TAVOLETTA EGIZIA DI NARMER




Tavoletta Egizia di Narmer (3100 a.C.)
La tavoletta di Narmer risale al 3100 a.C. e contiene alcune delle più antiche iscrizioni geroglifiche mai rinvenute. Secondo l'interpretazione di alcuni egittologi rappresenterebbe l'unificazione dell'Alto e Basso Egitto effettuata da re Narmer (che taluni identificano con Menes, primo faraone della gloriosa storia egizia). Questa interpretazione è determinata dal fatto che su un lato Narmer viene raffigurato con il copricapo a bulbo dell'Alto Egitto, mentre sull'altro indossa la corona rossa piatta del Basso Egitto. Nonostante la tavoletta sia vecchia di cinquemila anni si presenta in condizioni quasi perfette offrendo una delle più antiche raffigurazioni conosciute di un regnate egizio. Fu scoperta dagli archeologi britannici James E. Quibell e Frederick W. Green, in quello che chiamarono Deposito principale del Tempio di Horus a Ieracompoli, durante la campagna di scavi avvenuta tra il 1897 e 1898.
All'interno di un tempio le tavolette come questa venivano solitamente usate per impastare le polveri colorate da applicare sopra alle statue degli dèi, ma questa è troppo grande, pesante ed elaborata per essere stata creata per un uso pratico, è alta 64 cm ed è stata ricavata da un unico pezzo di siltite, probabilmente era un semplice oggetto votivo, creato appositamente per abbellire l'interno il tempio.


Descrizione della scena rappresentata sulla tavoletta
Sotto le teste bovine della prima facciata appare una processione, Narmer indossa la corona rossa del Basso Egitto (deshret) il cui simbolo era il papiro ed è abbigliato con un gonnellino (shendyt) dal quale pende la coda di toro che simboleggia Horus (identificato come Toro Possente), inoltre ha la barba posticcia intrecciata e ricurva come una divinità. Narmer tiene in mano la mazza del guerriero ed il flagello, i due simboli tradizionali della regalità. Sulla sua destra si trovano i geroglifici che ne rappresentano il nome. Dietro di lui si trova un "portatore di sandali" mentre davanti al faraone compare un sacerdote con i capelli lunghi. Davanti al sacerdote si trovano quattro portastendardi che sorreggono gli emblemi dei primi territori unificati, questi sono: una placenta (simbolo del dio Khonsu della fertilità), un canide (rappresentazione di Upuaut ovvero "Colui che apre la via"), un uccello dal lungo becco associato alla Luna e un uccello simbolo del culto del Sole. All'estrema destra dei portastendardi si trovano dieci corpi decapitati, con le teste poste tra le gambe, vittime dell'azione militare intrapresa contro Uash, città del Delta conquistata da Narmer. Sopra di loro si trovano i simboli di una barca, un falcone, ed un arpione, che sono stati interpretati come i nomi delle città conquistate.
Sotto alla processione due servi tengono delle funi che sono legate ai colli intrecciati di due serpopardi rappresentati in posizione speculare. Si tratta di felini mitici con corpi di leopardo (o leonesse) e colli simili a serpenti. S'ipotizza che il cerchio formato dall'intreccio dei due colli curvi fosse la zona in cui venivano polverizzati i minerali usati per colorare le statue degli dèi. L'immagine di questi animali è abbastanza enigmatica in quanto non viene riportata in nessun'altra opera egizia. La figura è stata interpretata come un'ulteriore immagine simbolica dell'unificazione dell'Egitto. Curiosamente l'unica immagine simile conosciuta è stata ritrovata in Mesopotamia e risale al periodo tardo-predinastico sumero (III millennio a.C.). Probabilmente non si tratta di una coincidenza, al contrario questo elemento potrebbe indicare una connessione tra quelle che probabilmente furono le culture antiche più importati della storia. Con questo non voglio dire che l'antico Egitto e la terra di Sumer erano in diretto contatto ma che con molta probabilità condividevano alcuni elementi artistici diffusi su larga scala nel mondo antico fin dal periodo protostorico. A questo proposito va ricordato il VASO SUMERO DI WARKA, un altro antico reperto archeologico ritrovato in Mesopotamia che risale all'incirca allo stesso
Vaso sumero di Warka (3300-3100 a.C.)
periodo storico dei reperti già citati, per far notare il modo in cui gli elementi decorativi sono stati ricavati con la tecnica del rilievo e come sono stati disposti su livelli, seguendo un'ordine d'importanza che va dal basso verso l'alto, con il Re rappresentato nel livello più
alto esattamente come nel caso della tavoletta di Narmer. Non si può negare il fatto che il vaso sumero di Warka e la tavoletta egizia di Narmer sono stati realizzati seguendo criteri artistici molto simili.
Nel livello inferiore si vede il sovrano con sembianze di toro mentre incorna e demolisce le mura di una città fortificata, calpestando un nemico atterrito dalla sua forza divina.
Sull'altra faccia della tavoletta si trova una grande immagine al centro che rappresenta Narmer. Il sovrano porta la corona bianca dell'Alto Egitto e impugna la mazza piriforme da combattimento. Il faraone è vestito con un gonnellino da cui pende il simbolo regale della coda di toro. Alla sua sinistra si trova un dignitario che tiene con una mano i sandali del re e con l'altra una brocca. Alla destra del re si trova un prigioniero in ginocchio, viene tenuto per i capelli mentre sta per essere colpito. Questa scena verrà riprodotta spesso nelle opere che rappresentano il tema del sovrano-conquistatore. Vicino alla sua testa si trovano i glifi che indicano la Libia, regione da cui proviene il prigioniero. Sopra al prigioniero si trova il falco rappresentazione di Horus mentre tiene tra i suoi artigli un arpione attaccato al naso di una testa umana, questa rappresentazione simbolica indica che Horus domina il respiro del nemico e che quindi la sua vita è nelle mani degli dèi. I sei papiri rappresentati tra il falco e il prigioniero sono stati oggetto di dibattito, alcuni li interpretano come un riferimento alle zone paludose del delta del Nilo, luogo in cui si è svolta la battaglia, altri suggeriscono invece che ogni fiore rappresenti 1000 nemici sottomessi in battaglia, per un totale di 6000 persone. Sotto i piedi del re si trova un'altro livello in cui sono raffigurati due nemici nudi e distesi in posizione scomposta. Sono stati uccisi, gettati nel fiume. A sinistra della testa di ognuno di loro si trova un segno geroglifico: una città murata per il primo, un tipo di nodo per il secondo, che probabilmente indica il nome della città sconfitta.

Nel corso degli anni questa tavoletta ha generato molte divergenze tra gli storici, tra chi sostiene che si tratti di una rappresentazione di eventi storici reali e chi invece sostiene che si tratti di un oggetto forgiato per creare il mito della riunificazione dell'Egitto e che dunque l'obbiettivo principale di questa opera d'arte non sia quello di registrare avvenimenti, ma di affermare che il re domina il mondo civilizzato nel nome degli dei, sconfiggendo le forze del Caos". Voi da che parte vi schierate?

fonti:
Alan Gardiner, La civiltà egizia, Einaudi,
https://it.wikipedia.org/wiki/Tavoletta_di_Narmer

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