venerdì 5 agosto 2016

PRINCIPI DELLA TEOLOGIA MENFITA


Pietra di Shabaka. Fonte immagine
I principi della teologia menfita sono esposti sulla PIETRA DI SHABAKA, una stele di granito nero del 710 a.C. scritta in corsivo geroglifico. Il reperto risale al regno di Shabaka, secondo faraone della XXV dinastia (dinastia nubiana o nera). Tuttavia, il prologo del testo precisa che si tratta della copia di un documento più antico, trascritto sulla pietra per essere conservato. L'utilizzo di un linguaggio arcaico fa supporre che la composizione del testo risalga all'antico regno, un'epoca della storia egizia che vide l'affermarsi di tre importanti centri religiosi: Eliopoli, Menfi ed Ermopoli. La TEOLOGIA ELIOPOLITANA è quella più antica e i suoi principi ci sono pervenuti grazie ai TESTI DELLE PIRAMIDI, scritture parietali del III millennio a.C. composti da formule rituali atte a garantire l'immortalità al faraone defunto. Secondo la teologia eliopolitana Atum fece la sua comparsa sopra una collina emersa dalle acque primordiali del Nun, manifestandosi sotto forma di emanazione luminosa. La sua apparizione rappresentò il trionfo della materia ordinata sul caos e il principio creativo da cui ebbe origine il mondo e altre otto divinità, che insieme a lui composero l'Enneade Eliopolitana.
Ptah. Fonte immagine
La teologia menfita, invece, sembra che sia stata concepita come variante di quella eliopolitana, al fine sostanziale di attribuire il merito della creazione del mondo e degli dèi primordiali a Ptah, la divinità poliade di Menfi. Attorno al 3000 a.C. Menfi divenne la sede amministrativa dell'Egitto unificato e da quel momento il culto di Ptah guadagnò un maggior riconoscimento, per poi essere esteso a tutto il paese. La cosmogonia menfita ricalca la struttura di quella Eliopolita, ma a differenza di quest'ultima non attribuisce ad Atum il merito della creazione del mondo e delle divinià, bensì a Ptah. Tuttavia Atum non viene escluso dalle divinità più importati del pantheon di Menfi, la sua creazione fu opera del supremo intelletto di Ptah, concretizzato dalla sua "parola creatrice". La teologia menfita attribuisce a Ptah la creazione di otto divinità emanazioni di sè, che oltre ad Atum comprendono: Tatenen, Nun, Nunet, Horo, Thot, Nefertem e il serpente eterno. l'insieme dei nove compone l'Enneade menfita, la rielaborazione locale dell'Enneade eliopolitana. 
L'origine del culto per Ptah affonda le sue radici nel periodo arcaico, dal quale venne tramandato per l'intera durata dell'epoca dinastica, estendendosi fino alla cultura greca e romana, seppur con sensibili variazioni. Nell'iconografia egizia viene raffigurato con sembianze umane e mummiforme, con le mani impegnate a reggere uno scettro composto da tre simboli: l’ankh (il simbolo della vita), l’uas (il bastone del potere) e il DJED (il simbolo della stabilità e della rigenerazione). Ptah veniva chiamato anche Ta-tenen (terra emersa) in quanto personificava il primo cumulo di terra emersa da caos primordiale. Fu anche ingegnere, muratore, fabbro, artista, un civilizzatore che con i suoi insegnamenti permise lo sviluppo dei primi grandi centri abitati. La religione dell'antico Egitto mostra un'estrema complessità di credenze e una moltitudine di divinità, in un politeismo spesso confuso e contraddittorio. Sebbene si aspirasse ad unificare tutti i culti all'interno di una grande religione di stato, il forte attaccamento religioso alle divinità locali ha sempre prevalso. Nonostante lo sviluppo di concezioni teologiche contraddittorie vi era un sostanziale accordo nell'attribuire la creazione del mondo, delle divinità e dell'uomo ad un "Dio supremo", un demiurgo autogenerato dal caos primordiale. 
Sempre durante l'Antico Regno il culto di Ptah venne unificato con quello di Seker, il patrono della necropoli di Menfi, creando una sorta di connessione tra la città del vivi (di cui Ptah era patrono) e quella dei morti. Col tempo all'unione Ptah-Sokar si affiancò anche Osiride, nella sua veste di dio dell'oltretomba, andando a formare il culto sincretistico di Ptah-Seker-Osiride, esteso a tutto l'Egitto, che durò fino all'inizio del Nuovo Regno, quando Ptah tornò ad avere la sua indipendenza. 



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